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Sestetto n°1,
per quintetto d'archi e pianoforte in mi minore
Il Sestetto
n°1 in mi minore è una sonata poliedrica, costituita da tre movimenti
concepiti con stili differenti e composti in momenti differenti.
L'Allegro si avvicina stilisticamente al romanticismo mitteleuropeo – ed
in particolare a quello tedesco – con un importante sfoggio del
contrappunto (soprattutto per quanto riguarda la sezione degli archi) che
esige grande impegno da parte degli esecutori. Ha un carattere
estremamente brillante, a dispetto del modo minore in cui è scritto. Il
lessico musicale utilizzato è assai schietto e la struttura presenta tutti
i requisiti della forma sonata classica: l'esposizione iniziale annuncia
perentoriamente il tema (costituito da due linee melodiche sovrapposte,
che torneranno più volte nelle pagine successive), di seguito il secondo
tema in tono maggiore – introdotto dalla viola – che una volta esposto
arriva a sovrapporsi al primo, quindi il lungo sviluppo, come già detto
caratterizzato da un fitto intreccio contrappuntistico dei sei elementi,
che dialogano ininterrottamente facendo rimbalzare da uno strumento
all'altro le note del tema principale, attraverso un'attenta ricerca
stereofonica del suono. Infine la ripresa, che chiude il movimento con una
fugace ricomparsa del secondo tema ad opera del violoncello, a mo' di codetta finale, ma questa volta esposto in tono minore.
Completamente differente è il carattere dell'Adagio lamentoso. La
struttura cadenzata e poderosa del primo movimento si trasforma in una
serenata malinconica e riflessiva quasi senza tempo, in cui domina la
grande espressività del violoncello nel suo registro medio. Il resto degli
archi costituisce un insieme omogeneo, quasi come fosse un unico strumento
in grado di suonare più note contemporaneamente, mentre il pianoforte si
limita ad interventi rifinitivi di tipo ritmico-armonico. Lo stile è assai
delicato e l'uso attento delle dinamiche – i piano ed i pianissimo – ha un
ruolo centrale nella comprensione del messaggio musicale. Anche il
silenzio acquista valore espressivo. Non è rintracciabile all'interno di
questo movimento un vero e proprio tema; piuttosto si tratta di un flusso
emotivo che nasce, culmina e si spegne. Questo risultato è ottenuto
tramite un lessico compositivo che non si basa su linee melodiche ben
definite ma che impalpabilmente dipinge atmosfere sempre diverse, le quali
evolvono in base a logiche non armoniche ma puramente emotive.
Il ritorno al mondo dei ritmi, dopo l'oasi meditativa del secondo
movimento, si ha con il Vivace. Un brano non brillante al pari
dell'Allegro ma ciononostante assai coinvolgente, grazie all'uso – per la
prima volta all'interno della sonata – di un tempo ternario. Lo stile
tardo-romantico, caratterizzato nuovamente da una partitura piuttosto
densa, subisce qui lievi influenze impressioniste, dando luogo a episodi
divagativi dal carattere quasi improvvisativo che lasciano intravedere per
brevi istanti la crisi della musica tonale. Se il primo movimento può
considerarsi dichiarativo e il secondo riflessivo, questo potrebbe essere
definito descrittivo: torna il concetto di melodia, ma questa volta non
più trattata come vorrebbe la tradizione classica. Il tema principale
infatti non sfocia nel suo conseguente sviluppo (inteso nel senso musicale
del termine), bensì evolve armonicamente e ritmicamente per sconfinare in
ambiti nuovi ed inaspettati, che costituiscono la parte centrale del
movimento. Solo la ripresa finale, ed i frequenti richiami al tema,
conferiscono al brano una modesta struttura ciclica e compatta. Una breve
coda, slegata dalle idee precedentemente esposte, annuncia la chiusa del
movimento.
Anno:
2006–2008 (ultima revisione: 2010)
Durata:
15 min. circa (7, 4, 4)
Rep. SIAE n.: 070600740
Cod. ISWC: T-901.920.295-0
Prima Esecuzione:
(ultima revisione del 2010) 9.1.2012, Auditorium Orpheus,
Torino. Inaugurazione "Aurore Musicali" 2012. Eloquios Ensemble: C. Ziano,
R. Bua, M. Redegoso Kharitian, E. Dell'Oglio, M. Segreto, E. Grasso.
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